mercoledì 20 dicembre 2017

Si può sfrattare da un appartamento in affitto una persona con disabilità?




Cosa prevede la legge in merito agli sfratti di inquilini con disabilità? 


Sono previste particolari deroghe alla procedura di rilascio?

Sgomberiamo subito il campo: non è prevista una deroga particolare per il soggetto con disabilità (in giurisprudenza c'è poco, in quanto esistono soltanto ordinanze di sospensioni che riguardano un insieme di condizioni, tra cui la disabilità) ma ci sono alcune cose da sapere al riguardo, che tutelano questa categoria di inquilini. 

I TIPI DI SFRATTO.

E’ importante innanzitutto ricordare come, per quanto riguarda lo sfratto, l’ordinamento giuridico italiano determina 4 tipi di procedure di rilascio immobile:
a) per finita locazione: allo scadere del contratto di locazione; 
b) per necessità: si verifica quando il proprietario intende riutilizzare l'alloggio o effettuare lavori previsti dalla legge; 
c) per morosità: nei casi di protratto mancato pagamento del canone di affitto e/o delle quote condominiali;
d) esecutivo, quando l'inquilino si rifiuta di consegnare le chiavi dell'immobile.


Si premette che la presenza di invalidi, anziani, disabili o portatori di handicap all'interno dell’appartamento in affitto, generalmente, non comporta deroghe alla disciplina sugli sfratti.

OPPORSI ALLA PROCEDURA DI SFRATTO.

In linea generale l’inquilino - qualunque inquilino - può opporsi alla procedura esecutiva, come una richiesta giudiziale di sfratto, chiedendo al Giudice Istruttore una proroga, se in possesso dei requisiti previsti ai sensi dell’art. 6 della legge 431 del 1998, e della LEGGE 8 febbraio 2007, n. 9 “Interventi per la riduzione del disagio abitativo per particolari categorie sociali” (ultra 65enni, basso reddito, ecc.). 

Tra i requisiti presi in considerazione nelle molteplici cause giudiziali relativamente alle procedure esecutive di sfratto vi è la condizione oggettiva di un soggetto residente con disabilità. 

Sarà però sempre il Giudice a stabilire se accogliere o meno la richiesta. 

SOSPENSIONE DELLO SFRATTO E DISABILITA’.
Il Governo italiano ha però posto attenzione al problema in misura decisa, soltanto ed esclusivamente sino al Decreto Milleproroghe 2011, in cui si disponevano interventi a favore delle categorie disagiate, relativamente alle richieste di sfratto, sino al 30 giugno 2012. 


Da tale data sono seguite soltanto proroghe temporanee (si vede Decreto Milleproroghe 2015), senza disposizioni certe, valutando esclusivamente in primis il bilancio statale gravante sulle misure economiche. 

LE CONDIZIONI ECONOMICHE.
I provvedimenti legislativi che si sono seguiti nel tempo, hanno determinato una nota di difesa e sostegno (anche se in presenza di altri requisiti) ai soggetti disabili, facendo credere che si potesse arrivare ad una norma certa e trasparente sul tema degli sfratti. 
In tal senso, è opportuno ribadire come il creditore, a seguito di tali provvedimenti, non poteva avanzare la richiesta di sfratto al soggetto disabile, sempre in presenza di dette condizioni (in via stragiudiziale a seguito di rilascio immobile, il soggetto disabile dovrebbe attestare la malattia, con stato di famiglia e reddito). 
Ulteriormente, si sottolinea, come certamente la condizione reddituale diventa essenziale nei procedimenti esecutivi, in quanto costituisce risorsa secondaria e affidabile per poter sostenere le difficoltà allo “sfrattato”. 
Soprattutto in presenza di morosità o finita locazione, diventa una difesa importante tale da poter rinviare la decisione giudiziale di parecchi mesi. 
DIRITTO A SISTEMAZIONE ADEGUATA.
Si evidenzia inoltre come motivo di difesa in sede di opposizione sia anche la situazione oggettiva in cui il soggetto disabile vive; i correttivi mobiliari, con contestuali accorgimenti tecnici pratici dell’immobile in uso al soggetto disabile, devono essere importanti e fondamentali nella possibile ricerca di altro immobile, tale da non pregiudicare un diritto alla salute e quell’abbattimento delle barriere architettoniche tali da limitare la mobilità. 
Al soggetto disabile sfrattato, deve essere data la possibilità di trovare una sistemazione adeguata alle sue condizioni di malattia.

HANDICAP GRAVE E DIRITTO A RESTARE IN CASA.
Un esempio specifico della situazione suesposta, lo ricaviamo dal Tribunale di Civitavecchia.
In data 26 giugno 2010 la relazione medica di parte, attestava ad un soggetto una grave esperienza depressiva a rischio di suicidio, e lo sfratto poteva aggravare le sue già tenui capacità di ripresa. 
Il possibile giovamento della permanenza nella sua abitazione e dall'attività rurale che svolgeva quotidianamente in tale luogo, era fondamentale per la sua salute fisica ma soprattutto psichica, data la potenzialità di suicidio in un futuro trasferimento. 
Orbene, grazie al decreto-legge n. 225 del 2010 (cosiddetto milleproroghe), nelle more delle procedure di notifica, il soggetto disabile è riuscito faticosamente a rimanere nell'abitazione, e tale motivo di difesa che riguardava un peggioramento delle condizioni di salute a causa di un futuro trasferimento, ha fatto sì che il Giudice sospendesse l’esecuzione.

A tal proposito, appare utile richiamare, per quanto attiene la categoria della persona con handicap grave, la legge 5 febbraio 1992, n.104 (legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti sociali) nella quale viene indicato che la situazione di handicap assume connotazione di gravità qualora la minorazione fisica, psichica o sensoriale, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione. 
Ai fini della dimostrazione della sussistenza della condizione di handicap grave, deve essere consegnata all'ufficiale giudiziario (in procedimento esecutivo di sfratto) copia conforme della certificazione rilasciata dalle commissioni mediche istituite presso le aziende sanitarie locali ai sensi dell’articolo 4 della citata legge n. 104/92.


In questi anni altri provvedimenti ministeriali sono stati emessi finalizzati a proroghe; purtroppo non è mai stata condotta una regolamentazione autonoma del problema, con una soluzione automatica, e un blocco automatico a monte della procedura esecutiva. 
Infatti come sancito da numerose sentenze del Giudice dell’Esecuzione di tribunali importanti, veniva disposta una sospensione soltanto ed esclusivamente in sede di opposizione giudiziale così come previsto dall' art. 615 del codice di procedura civile. 
Conseguentemente, l'ufficiale giudiziario poteva sospendere lo sfratto solo a seguito di un provvedimento in questo senso del giudice. 

Il presente articolo è tratto dalle une delle tante risposte fornite on line e gratuitamente dall'Avv. Roberto Colicchia ad una domanda ricevuta in merito.





martedì 19 dicembre 2017

Gli odori "sociali" fraintesi nell'autismo




I disturbi dello spettro autistico (ASD) sono spesso associati all'incapacità di chi ne soffre, si stima oggi un bambino ogni 160, di leggere e interpretare gli stimoli sociali come le espressioni del viso. 

È uno dei motivi per i quali l’eye tracking, la tecnologia che permette di seguire i movimenti degli occhi di una persona mentre guarda una scena o un volto, è considerato uno degli approcci più interessanti e potenzialmente predittivi come ausilio per le diagnosi.

Vari studi hanno mostrato che i bambini con ASD non sempre osservano gli occhi, di norma tra i primi elementi ad attirare l’attenzione di fronte al volto di una persona che parla (ad esempio in un film), ma guardano altre parti del viso o ancora si concentrano sullo sfondo della scena o sugli oggetti. 
Eppure non sono solo visivi gli stimoli elaborati in modo diverso o “fraintesi”: anche gli odori fanno parte della comunicazione non verbale che gli autistici non leggono come una persona neurotipica. 

Di fronte a un odore che dovrebbe veicolare timore non reagiscono con paura, al contrario: la loro fiducia verso il prossimo aumenta.

Lo spiega un nuovo studio pubblicato su Nature Neuroscience, l’ultimo lavoro del gruppo di ricerca di Noam Sobel all’Istituto Weizman in Israele. 
Da anni, questo team di ricerca studia il legame tra l’olfatto e l’autismo: pur non essendo il nostro senso “di punta”, percepiamo ed elaboriamo un gran numero di odori anche senza rendercene conto. 

Si dice, e la scienza lo conferma, che i cani possano annusare la paura, ma per certi aspetti noi non siamo da meno.

Prima di tutto i ricercatori hanno testato la capacità di un gruppo di volontari, autistici ad alto funzionamento, di individuare determinati odori comuni come il sudore umano. 
Hanno avuto la prova che il loro senso dell’olfatto funzionava in modo paragonabile a quello delle persone neurotipiche, il gruppo di controllo.
Poi hanno fatto loro annusare un campione di “odore della paura”, ovvero sudore raccolto da persone che stavano per lanciarsi con il paracadute, e un altro odore neutro, il sudore di quelle stesse persone prelevato durante un’esercitazione. 

Ed è qui che hanno iniziato a notare le differenze. 
Nè neurotipici nè autistici si sono accorti di aver annusato due odori differenti, ma le reazioni del corpo hanno parlato per loro: nei primi il sudore indotto dalla paura ha portato risposte coerenti, misurabili con l’attività elettrodermica (che registra il cambiamento dell’attività elettrica nella pelle), mentre l’altro no. 

Negli autistici è successo l’esatto contrario: sono diventati più ansiosi dopo aver annusato il sudore raccolto nei momenti di calma.
Una seconda fase dell’esperimento, nella quale i partecipanti dovevano interagire con dei manichini che emettevano quegli stessi due odori, ha portato allo stesso risultato: gli autistici interagivano con più fiducia con i manichini che emanavano l’odore della paura. 
Secondo Sobel e i colleghi sarebbe sbagliato dire che gli autistici sono incapaci di leggere le informazioni sociali presenti negli odori. 
Più semplicemente le fraintendono. 
I recettori olfattivi hanno un ruolo importante anche nello sviluppo del cervello, spiegano, ed è possibile che in presenza di un ASD la capacità di interpretare i segnali chimici prenda una direzione sbagliata. 
Negli ultimi anni, infatti, la ricerca ha mostrato che i recettori olfattivi non si trovano solo nel naso come pensavamo, bensì in una serie di posti tra i più disparati, dal cervello all'utero.

Per ora si tratta solo di ipotesi e i ricercatori sono estremamente cauti. 
Sarà possibile servirsi di queste informazioni per sviluppare degli strumenti diagnostici? 

Forse un giorno potremo diagnosticare un DSA già nei bambini piccolissimi, servendoci di un test dell’odore?
Non è da escludersi visto che appena due anni fa, proprio dal laboratorio di Sobel, era arrivato un primo risultato in questa direzione: studiando un piccolo gruppo di bambini, i ricercatori avevano scoperto che quelli con ASD annusano odori sgradevoli (come la sporcizia) e gradevoli (un profumo di fiori o un dolce) allo stesso modo, mentre quelli neurotipici aggiustano la respirazione il più velocemente possibile per evitare di annusare gli odori cattivi. 
Nel giro di una decina di minuti, un semplice test consentiva di distinguere tra un bambino con ASD e uno senza, con un’accuratezza dell’81%.
“Tutto questo dà la speranza che simili risultati potrebbero essere la base per lo sviluppo di uno strumento diagnostico che possa essere applicato molto presto, già nei bambini di pochi mesi”, concludeva già allora Sobel. 
E una diagnosi precoce è il primo passo per mettere in campo, il prima possibile, gli interventi terapeutici più adatti a ogni bambino.

Riguardo al presente argomento ed ad altre problematiche delle persone con disabilità e con disagio sociale ed economico, dall'8 settembre di quest'anno,  ogni venerdi alle 18.00, presso la sede dell'Associazione "Contro le Barriere" (Taranto - Via Cugini n. 39/40), un gruppo di persone, denominato provvisoriamente, TARANTO SENZA BARRIERE, si riunisce per organizzare attività di sensibilizzazione ed iniziative atte alle risoluzioni delle problematiche rilevate.
Una di queste attività è la raccolta di firme per la petizione popolare, di cui vi rimandiamo al seguente link:  https://controlebarriere.blogspot.it/2017/10/continua-la-raccolte-firme.html
Nel mese di dicembre questi incontri non sono previsti, perchè impegnati in attività esterne nell'ambito delle festività natalizie, riprenderanno da venerdì 12 gennaio 2018 alle ore 17:30
VI ASPETTIAMO !

Per qualsiasi informazioni telefonare al 340 50 688 73.

giovedì 14 dicembre 2017

Bambini iperattivi: la calma dei genitori migliora il comportamento dei figli



Genitori, non perdete le staffe.
Se apprendete le regole della genitorialità positiva e diventate esperti nel risolvere i problemi, quei problemi magicamente svaniscono perché i bambini cambiano atteggiamento.
Niente bastone, solo carota.
Niente critiche e rimproveri, ma lodi, complimenti e sinceri “bravo” di
incoraggiamento a volontà.
Secondo uno studio appena pubblicato su Clinical Psychological Science, i genitori dei bambini con disturbo da deficit di attenzione/Iperattività (Adhd) che hanno un atteggiamento positivo, calmo e rassicurante aiutano i figli a gestire le loro emozioni e a controllare le loro azioni.
L’impatto della calma dei genitori sui figli è immediato: a due mesi di distanza dall’inizio dello studio, i bambini mostravano evidenti miglioramenti.
I ricercatori hanno reclutato 99 bambini dai 4 ai 6 anni di età con una diagnosi di Adhd che spesso entrano in conflitto con i loro genitori, colleghi e insegnanti. Il programma di osservazione prevedeva sessioni separate per piccoli gruppi di genitori e bambini in cui i genitori imparavano come affrontare il comportamento dei figli e i bambini imparavano a gestire la rabbia e ad avere comportamenti sociali appropriati.
I padri e le madri di bambini con Adhd spesso, complice la stanchezza e la frustrazione, si lasciano andare a comportamenti dagli effetti controproducenti.
Alexander Fiks, professore di pediatria all'Università della Pennsylvania, afferma che le urla, i commenti sgradevoli, le minacce, gli ultimatum spesso irragionevoli, le spinte, i colpi, strattonare il bambino per il braccio, sono tutti comportamenti genitoriali negativi.
Il “bravo genitore”, invece, deve lodare, premiare, sorridere, abbracciare e invogliare i propri figli a cimentarsi in azioni a loro congeniali, stabilendo obiettivi raggiungibili e adatti alle loro possibilità.
Tutto ciò si può imparare.
Ciò che questa ricerca ha scoperto, scrivono gli autori dello studio, è che in questi bambini, in seguito a questo intervento, i loro battiti cardiaci hanno rallentato, il loro respiro è diventato meno affannoso e il loro atteggiamento
era più calmo.
Insomma, la calma dei genitori produce effetti fisici e non solo comportamentali.
Per essere certi che questi risultati fossero dovuti al programma di intervento i ricercatori hanno diviso le famiglie in due gruppi: il primo ha iniziato le sedute 20 settimane dopo il secondo e ha partecipato solamente a dieci sessioni, la metà rispetto al primo gruppo.
Ebbene, i genitori del primo gruppo erano più preparati rispetto agli altri e i loro figli hanno mostrato maggiori cambiamenti a livello fisico rispetto a quelli dell’altro gruppo.
Lo studio dimostra che la prima terapia per l’Adhd non deve essere farmacologica, ma comportamentale e deve coinvolgere i genitori. 


Riguardo al presente argomento ed ad altre problematiche delle persone con disabilità e con disagio sociale ed economico, dall'8 settembre di quest'anno,  ogni venerdi alle 18.00, presso la sede dell'Associazione "Contro le Barriere" (Taranto - Via Cugini n. 39/40), un gruppo di persone, denominato provvisoriamente, TARANTO SENZA BARRIERE, si riunisce per organizzare attività di sensibilizzazione ed iniziative atte alle risoluzioni delle problematiche rilevate.
Nel mese di dicembre questi incontri non sono previsti, perchè impegnati in attività esterne nell'ambito delle festività natalizie (per esempio il 15 CONCERTO PER UN'UMANITA' MIGLIORE, le altre iniziative saranno comunicate al più presto), riprenderanno da venerdì 12 gennaio 2018 alle ore 17:30. 
VI ASPETTIAMO !
Intanto prosegue la raccolta firme per la seguente petizione popolare:


Per ulteriori informazioni contattare il 340 50 688 73




lunedì 11 dicembre 2017


Shopping in carrozzina Missione impossibile
Questa è la cronaca di un pomeriggio raccontata da Francesca Ferri, pubblicata dal quotidiano “Il Tirreno” l’8 dicembre di quest’anno, la quale ha accompagnato Lorella Ronconi tra marciapiedi rotti negozi off limit di Grosseto, una storia di ordinaria negazione dei diritti dei cittadini.
Un giro per negozi, un rossetto da provare, un nuovo reggiseno da comprare, un caffè per scaldarsi.
Un tranquillo pomeriggio con "missione shopping prenatalizio" a Grosseto. Passo a prendere Lorella intorno alle 15.30.
Un po' presto, per i miei standard.
Ma, mi spiega, per arrivare in centro storico da via dei Mille ci vuole.
Aggrotto la fronte: saranno al massimo cinque minuti, penso tra me e me.
“E anche entrare nei negozi, vedrai, non sarà facile”, dice.
E, purtroppo, ha ragione lei.
Lorella Ronconi è in carrozzina da metà anni Novanta per una rara malattia con cui è nata.
Occhi azzurri, capelli biondi, una tipa tosta, Lorella, che si batte da sempre per i diritti delle persone disabili.
Perché per vedere rispettati i propri diritti, le persone disabili devono ancora battersi.
Anche per il semplice diritto a entrare in un negozio a comprare qualcosa.
Lo ha raccontato tante volte, Lorella, di come i marciapiedi siano in gran parte impraticabili, gli automobilisti irrispettosi, la sua vita una corsa a ostacoli. Tanto che proprio quest'anno Lorella ha lanciato il progetto #solounminuto (http://www.repubblica.it/cronaca/2017/11/01/news/_solounminuto_la_campagna_di_lorella_per_il_campeggio_dei_disabili-179932638/) per scuotere le coscienze sulla violazione dei diritti delle persone disabili quando si lascia l'auto abusivamente sugli stalli per disabili o sugli scivoli dei marciapiedi. E lo ha raccontato tante volte Il Tirreno, l'ultima volta dedicandovi un appuntamento speciale di Caffè Tirreno, sabato 2 dicembre.
Zig zag tra le buche. Impugno le maniglie della carrozzina, sotto l'occhio vigile di Zina, la "tata" di Lorella, e partiamo.
Zigzagando fra le toppe del marciapiede, cosa non facile né comoda, arriviamo al primo ostacolo.
Appena attraversata la prima strada c'è una macchina, con passeggera a bordo, che occupa lo scivolo per salire sul marciapiede.
“Neanche a farlo apposta”, dice la creatrice di #solounminuto. Siamo costrette ad aggirarla e a percorrere via dei Mille sul lato opposto.Scivolo in retromarcia.
Finito l'isolato, riattraversiamo la strada per tornare sul nostro percorso.
“Qui però, dice Lorella, il marciapiede bisogna scenderlo in retromarcia perché lo scivolo è troppo ripido”, dice.
La pendenza massima per legge deve essere dell'8 per cento.
Non abbiamo un goniometro a portata di mano, ma Lorella ha l'occhio allenato, conosce la strada e non ha tentennamenti: “Se affronti questa discesa da davanti, cadi dalla carrozzina”, dice.
Insomma: una persona su una sedia a rotelle che volesse muoversi da sola non potrebbe scendere dal marciapiede.
La discesa è seguita da una manovra di 180 gradi direttamente in strada. Un'auto si avvicina e rallenta.
Un caffè ad altezza fronte. Arriviamo sul marciapiede opposto e la prima tappa è un bar. L'accesso per la carrozzina è facile, c'è una soglia inclinata. Ma all'interno il bancone è troppo alto per Lorella e per chiunque si trovi in carrozzina, e così i tavolini, e pure la cassa. “Se voglio un caffè, dice Lorella, ci vuole qualcuno che prenda la tazzina dal bancone e me la porga e poi la rimetta sul bancone. E così per pagare, ovunque”.
Al bancomat niente privacy.
Usciamo dal bar e ci mettiamo alla ricerca di un bancomat. Ce n'è uno in via Tito Speri. Raggiungerlo non è facile e il copione si ripete: buche, auto parcheggiata sullo scivolo, ricerca di nuovo scivolo, strada che si allunga, attraversamento, ritorno indietro. Il bancomat è fuori servizio, ma anche se avesse funzionato, non avremmo comunque potuto usarlo.
Uno scalino impedisce alla carrozzina di avvicinarsi e lo schermo è troppo alto per essere raggiunto da chi è seduto. Sarà così anche per i bancomat successivi, (ne visitiamo due, uno in piazza del Sale e uno in via Manin), che raggiungiamo tra mille ostacoli passando da via de' Barberi (dove non tutti i marciapiedi hanno gli scivoli e l'asfalto è un tale gruviera da costringerci a passare per strada, con tanto di clacson di automobilista spazientito) e piazza de' Maria (dove un attraversamento sicuro per chi è in carrozzina non esiste proprio).

Alla fine Lorella è costretta, come sempre, ad affidarsi a chi la accompagna per l'intera operazione di prelievo. “È giusto, secondo te, che io debba dire il pin del mio bancomat a un'altra persona e debba farmi prendere i contati da qualcun altro, perché lo schermo, le fessure e la tastiera non sono a norma?”. La pedana non basta.
Con tanta fatica arriviamo in centro.
La prima tappa in una profumeria di via Ricasoli, dove Lorella vuole provare un rossetto.
L'impresa pare ardua: all'ingresso ci sono due scalini.
La commessa, però, con una gentilezza rara ci viene subito incontro e va a prendere una pedana mobile.
La solerzia, purtroppo, non è ripagata. La pedana è comunque troppo ripida per salirci sopra. Un passante si offre di dare una mano, ma la sua disponibilità è un'altra ferita per Lorella. “Il vero diritto all'accesso è quando una persona disabile, da sola, riesce ad andare dove anche gli altri vanno. Senza aiuti”, dice. Una soglia insormontabile.
Riprendiamo la via e poco più avanti ci fermiamo davanti a un negozio di biancheria intima aperto da poco. Non ci sono scalini, ma una soglia comunque alta diversi centimetri che impedisce l'ingresso. “Ce la fate lo stesso”, dice la commessa. Forse, scendendo dalla carrozzina e andando a piedi...Decine di negozi inaccessibili. Comincio a innervosirmi, mentre Lorella pare rassegnata. Anzi, abituata.
Intorno, lo sguardo si ferma sulle soglie di negozi, bar, locali di cibo da asporto. Per la prima volta ci faccio caso: la quasi totalità ha scalini o soglie che creano una barriera per chi è in sedia a rotelle. Non li avevo mai visti davvero, ero sempre semplicemente entrata, alzando automaticamente un piede, senza pensarci.
Ora vedo solo decine e decine di negozi inaccessibili per potenziali clienti.
“In Italia ci sono 4,5 milioni di disabili, dice Lorella, se si calcolano anche i familiari che li accompagnano, parliamo di milioni e milioni di consumatori, fruitori di cultura e intrattenimento, turisti, oggi tagliati fuori”.
Se pecca la sensibilità umana, almeno ai guadagni qualcuno sarà pur interessato. E invece pare di no.
Arriviamo in corso Carducci e finalmente troviamo un negozio a misura di persona disabile.
Una grande catena di abbigliamento ha un'invitante soglia inclinata e all'interno un montascale perfettamente funzionante. “Ma in questo punto vendita non abbiamo reggiseni”, stringe le spalle la commessa. Niente di fatto neanche qui. Occhio allo specchio. Magari... Proviamo più avanti, ma prima Lorella è attirata dai colori che occhieggiano da un'altra profumeria.
Anche qui niente accesso diretto, sebbene la soglia sia abbastanza bassa per essere scavalcata facendo impennare la carrozzina. Sembra fatta, ma qui ci imbattiamo in un altro ostacolo all'accesso. Lorella vuole provare un rossetto, ma l'espositore è troppo alto per arrivarci da sola. E una volta che glielo porgo e se lo prova, non riesce a vedersi in nessuno specchio: sono tutti troppo alti.

“Eppure la vanità appartiene a tutti...”, dice Lorella.Camerino "fifty fifty". Finalmente entriamo nella catena di biancheria dove Lorella spera di trovare il reggiseno che fa per lei. Lo scivolo c'è, ma prima c'è la solita soglietta che costringe a impennare la carrozzina, manovra impossibile da fare se non si è accompagnati. All'interno, anche qui, commesse gentilissime ma spazi non a misura di persona disabile, tanto che quando Lorella prova a entrare in camerino, metà carrozzina resta fuori, tanto è piccolo, e la commessa è costretta a fare da "palo" per assicurarsi che non si affacci nessuno.Missione fallita. Alla fine il reggiseno non si trova.
Io, Lorella e Zina usciamo dal negozio in retromarcia per evitare che Lorella cada in avanti.
Sono quasi le 18, le luci di Natale sono ormai tutte accese, ma Lorella torna a casa a mani vuote. “Purtroppo la missione shopping è fallita”.
E un po' abbiamo fallito tutti quanti.


Abbiamo pubblicato questo racconto di Francesca Ferri del “Il Tirreno”, perché rispecchia, purtroppo, anche la situazione che esiste nella nostra città, che ha portato ha promuovere la seguente petizione popolare:




domenica 10 dicembre 2017

Iscrizioni anno scolastico 2018/2019 studenti disabili e non: quando e come farle



Le modalità di iscrizione online di tutti gli alunni al prossimo anno scolastico, aperte dal 16 gennaio al 6 febbraio 2018.
Ormai da qualche anno, le iscrizioni alle scuole si fanno procedendo online, in modalità e tempistiche stabilite dal MIUR.
Pertanto, le famiglie si stanno già chiedendo quando saranno aperte le iscrizioni per l’anno scolastico 2018/2019.
A questo proposito, è stata in questi giorni emessa dal MIUR una circolare nella quale si disciplina tale argomento, specificando che le domande di iscrizione in questa modalità possono essere presentate dal 16 gennaio 2018 al 6 febbraio 2018 sul portale www.iscrizioni.istruzione.it
ISCRIZIONI ONLINE. Ai sensi legge 7 agosto 2012, n.135, le iscrizioni sono effettuate on line per tutte le classi iniziali delle scuole statali:
- primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado.
Si effettuano on line anche le iscrizioni ai percorsi di istruzione e formazione professionale erogati in regime di sussidiarietà dagli istituti professionali nonché dai Centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni le quali, su base volontaria, aderiscono al procedimento di iscrizione on line.
Le iscrizioni alle classi iniziali dei corsi di studio delle istituzioni scolastiche paritarie si effettuano on line esclusivamente per le scuole paritarie che aderiscono alla modalità telematica, in quanto la loro partecipazione al sistema “Iscrizioni on line” è facoltativa.
Sono escluse dalla modalità telematica le iscrizioni relative:
1. alle sezioni delle scuole dell’infanzia;
2. alle scuole della Valle d’Aosta e delle province di Trento e Bolzano;
3. alle classi terze dei licei artistici e degli istituti tecnici e professionali;
4. al percorso di specializzazione per “Enotecnico” degli istituti tecnici del settore tecnologico a indirizzo “Agraria, agroalimentare e agroindustria”,
articolazione “Viticoltura ed enologia”;
5. ai percorsi di istruzione per gli adulti, ivi compresi quelli attivati presso gli istituti di prevenzione e pena;
6. agli alunni/studenti in fase di preadozione, per i quali l’iscrizione viene effettuata dalla famiglia affidataria direttamente presso l’istituzione scolastica prescelta.

LE TEMPISTICHE.
La circolare precisa che le domande di iscrizione online possono essere presentate dalle ore 8:00 del 16 gennaio 2018 alle ore 20:00 del 6 febbraio 2018. Dalle ore 9:00 del 9 gennaio 2018 è possibile avviare la fase della registrazione sul sito web www.iscrizioni.istruzione.it.
Dopo la scadenza del termine finale del 6 febbraio 2018, per eccezionali motivi debitamente rappresentati, la domanda di iscrizione può essere presentata direttamente alla scuola prescelta, tenendo informato il competente Ufficio scolastico territoriale, che, in ipotesi di motivato diniego da parte della scuola e sentiti i genitori/esercenti la responsabilità genitoriale/affidatari/tutori,
provvede a indirizzare la richiesta verso altra istituzione scolastica.

COME SI PRESENTA LA DOMANDA.
I genitori, per effettuare l’iscrizione on line:
1. individuano la scuola d’interesse, eventualmente anche attraverso il portale “Scuola in Chiaro”, dove è disponibile il rapporto di autovalutazione (RAV), documento che fornisce una rappresentazione della qualità del servizio scolastico attraverso un’autoanalisi di alcuni indicatori fondamentali e dati comparativi, con l’individuazione delle priorità e dei traguardi di miglioramento che la scuola intende raggiungere negli anni successivi. Accedendo al RAV si possono avere più livelli di approfondimento, da un profilo generale di autovalutazione fino alla possibilità di analizzare i punti di forza e di debolezza della scuola con una serie di dati e analisi;
2. si registrano sul sito www.iscrizioni.istruzione.it, inserendo i propri dati, seguendo le indicazioni presenti, oppure utilizzando le credenziali relative all’identità digitale (SPID). La funzione di registrazione è attiva a partire dalle ore 9:00 del 9 gennaio 2018;
3. compilano la domanda in tutte le sue parti, mediante il modulo on line, a partire dalle ore 8:00 del 16 gennaio 2018;
4. inviano la domanda d’iscrizione alla scuola di destinazione entro le ore 20:00
del 6 febbraio 2018.
Il sistema “Iscrizioni on line” avvisa in tempo reale, a mezzo posta elettronica, dell’avvenuta registrazione o delle variazioni di stato della domanda. I genitori possono comunque seguire l’iter della domanda inoltrata attraverso una funzione web.

MODULO E DATI RICHIESTI.
Il modulo della domanda di iscrizione è strutturato in una parte generale, uguale per tutte le scuole, contenente i dati anagrafici di alunni/studenti, e in una parte che ogni scuola può personalizzare con la richiesta di informazioni specifiche, attinte da un elenco di voci predefinite o anche aggiunte dalla scuola.
All’atto dell’iscrizione, i genitori rendono le informazioni essenziali relative all’alunno/studente per il quale è richiesta l’iscrizione (codice fiscale, nome e cognome, data di nascita, residenza, etc.) ed esprimono le loro preferenze in merito all’offerta formativa proposta dalla scuola o dal Centro di formazione professionale prescelto.

ISCRIZIONI STUDENTI CON DISABILITÀ.
Al punto 9, la circolare tratta il tema “Accoglienza e inclusione”, dove si disciplinano anche le iscrizioni scolastiche degli alunni con disabilità e degli alunni con DSA.
Le iscrizioni di alunni/studenti con disabilità effettuate nella modalità on line sono perfezionate con la presentazione alla scuola prescelta della certificazione rilasciata dalla A.S.L. di competenza, comprensiva della diagnosi funzionale, predisposta a seguito degli accertamenti collegiali previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 febbraio 2006, n. 185.
Sulla base di tale certificazione e della diagnosi funzionale, la scuola procede alla richiesta di personale docente di sostegno e di eventuali assistenti educativi a carico dell’Ente locale, nonché alla successiva stesura del piano educativo individualizzato, in stretta relazione con la famiglia e gli specialisti dell’A.S.L.

TITOLI PER L’ISCRIZIONE DEGLI STUDENTI CON DISABILITA’.
L’alunno/studente con disabilità che consegua il diploma conclusivo del primo ciclo di istruzione ha titolo, ai sensi dell’art. 11 del d.lgs. 62 del 2017, qualora non abbia compiuto il diciottesimo anno di età prima dell’inizio dell’anno scolastico 2018/2019, alla iscrizione alla scuola secondaria di secondo grado o ai percorsi di istruzione e formazione professionale, con le misure di integrazione previste dalla legge n.104 del 1992.
Solo per le alunne e alunni che non si presentano agli esami è previsto il rilascio di un attestato di credito formativo che è titolo per l’iscrizione e la frequenza della scuola secondaria di secondo grado o dei corsi di istruzione e formazione professionale regionale, ai soli fini dell’acquisizione di ulteriori crediti formativi, da valere anche per percorsi integrati di istruzione e formazione. Pertanto, tali alunni non possono essere iscritti, nell’anno scolastico 2018/2019, alla terza classe di scuola secondaria di primo grado, ma potranno assolvere l’obbligo di istruzione nella scuola secondaria di secondo grado o nei percorsi di istruzione e formazione professionale regionale.
Alunne e alunni con disabilità ultradiciottenni, non in possesso del diploma di licenza conclusivo del primo ciclo, ovvero in possesso del diploma di licenza conclusivo del primo ciclo ma non frequentanti l’istruzione secondaria di secondo grado, hanno diritto a frequentare i percorsi di istruzione per gli adulti con i diritti previsti dalla legge n.104/1992 e successive modificazioni (cfr. sentenza della Corte Costituzionale n. 226/2001).

ISCRIZIONI ALUNNI/STUDENTI CON DSA.
Anche le iscrizioni di alunni/studenti con diagnosi di disturbo specifico di apprendimento (DSA), effettuate nella modalità on line, sono perfezionate con la presentazione alla scuola prescelta della relativa diagnosi, rilasciata ai sensi della legge n. 170 del 2010 e secondo quanto previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 25 luglio 2012 sul rilascio delle certificazioni.
Le alunne e gli alunni con diagnosi di DSA esonerati dall’insegnamento della lingua straniera ovvero dispensati dalle prove scritte di lingua straniera in base a quanto previsto dall’articolo 11 del D.lgs. 62 del 2017, conseguono titolo valido per l’iscrizione alla scuola secondaria di secondo grado.

Riguardo al presente argomento ed ad altre problematiche delle persone con disabilità e con disagio sociale ed economico, dall'8 settembre di quest'anno,  ogni venerdi alle 18.00, presso la sede dell'Associazione "Contro le Barriere" (Taranto - Via Cugini n. 39/40), un gruppo di persone, denominato provvisoriamente, TARANTO SENZA BARRIERE, si riunisce per organizzare attività di sensibilizzazione ed iniziative atte alle risoluzioni delle problematiche rilevate.
Nel mese di dicembre questi incontri non sono previsti, perchè impegnati in attività esterne nell'ambito delle festività natalizie (per esempio il 15 CONCERTO PER UN'UMANITA' MIGLIORE https://www.facebook.com/events/1634850846560604/, le altre iniziative saranno comunicate al più presto), riprenderanno da venerdì 12 gennaio 2018 alle ore 17:30. 
VI ASPETTIAMO !
Intanto prosegue la raccolta firme per la seguente petizione popolare:

Per ulteriori informazioni contattare il 340 50 688 73.

sabato 9 dicembre 2017

La disabilità ed il parto


Marcella ha 26 anni, vive a Napoli. 
Un sabato sera di 5 anni fa in tangenziale ha perso per sempre l’uso degli arti inferiori e da allora si muove su una sedia a rotelle. 
Nel centro di riabilitazione a Bologna ha visto per la prima volta la sua immagine in sedia a rotelle riflessa sul vetro del balcone, in quel momento ha iniziato a rendersi conto che la sua vita era ormai cambiata e non avrebbe camminato più. 
Conosce Eugenio il 9 Aprile 2013. 
Nonostante le paure di Marcella legate alla sua condizione fisica decidono di andare a convivere dopo poco tempo. 
Sebbene lei non desiderasse apertamente avere un figlio scoprono di aspettare una bambina; Marcella accoglie con grande gioia la notizia e mette da parte tutti i timori. 
L’arrivo di un figlio stravolge i progetti, gli spazi, le priorità, il lavoro, il corpo…proprio il corpo…si tende a pensare ai chili di troppo o alle smagliature ma si fatica a immaginare che la culla in cui si annida e cresce un piccolo uomo possa essere “difettosa” rispetto ai nostri standard; la macchina perfetta che è il corpo della donna riesce a dare la vita anche quando qualche piccolo ingranaggio o più di uno sono inceppati. 
Marcella ha trascorso l’intera gravidanza a riposo, limitando gli spostamenti alle sole visite di controllo; anche lei si è dovuta confrontare con le difficoltà date dalle barriere architettoniche, dà alla luce la sua piccola Christine il 20 Maggio 2016 con un taglio cesareo in anestesia generale, ha avuto complicanze nel post-partum ma dopo una settimana di degenza è stata dimessa con la sua bambina.
Marcella è una delle donne che hanno partecipato al questionario diffuso grazie alla Fondazione Cesare Serono e che ha deciso di raccontare apertamente la sua storia. 
Il questionario indagava nello specifico le problematiche e i desideri delle donne e madri con disabilità fisico-motoria e ha raccolto un campione di 94 donne con patologie multifattoriali, genetiche, congenite e post-trauma
La maternità nelle donne con disabilità fisica riceve un’attenzione marginale da parte dell’ équipe sanitaria in quanto non riporta una vasta casistica di pazienti ma ciò non significa che il personale sanitario non debba essere adeguatamente formato, specialmente per la pluralità di volti che la disabilità possiede e per la varietà di forme con cui si manifesta: sono patologie di tipo diverso, con diversa età di insorgenza e diversa fenomenologia e ciascuna ha dei propri risvolti sulla decisione della donna di intraprendere una gravidanza.
Il 33% delle donne che ha partecipato allo studio dichiara di aver già avuto una gravidanza, il 24% la desidera ma ha timori collegati alla condizione fisica, il 19% la desidera nonostante la patologia mentre il 16% ha rinunciato a causa della disabilità, solo l’8% afferma di non aver mai desiderato diventare madre; delle donne con disabilità genetica 25 donne di loro dichiarano che l’ereditarietà della loro patologia abbia interferito sul desiderio di maternità.
La notizia di una gravidanza non viene sempre accolta positivamente da familiari e dal personale sanitario in quanto è difficile concepire l’idea che una donna disabile possa avere un figlio e lo possa gestire in autonomia. 
Ogni donna che si appresta a diventare madre vive in un turbinio di emozioni e paure che in presenza di una patologia fisica si amplificano ulteriormente: le paure nell’intraprendere una gravidanza che hanno riportato le donne sono di perdere l’equilibrio fisico raggiunto, dell’aggravarsi della patologia, la paura di non avere supporto, l’inaccessibilità delle strutture ospedaliere, la mancanza di modelli di riferimento, la paura di diventare un peso per il figlio e non potersene prendere cura.
Per quanto riguarda l’accessibilità ai servizi sanitari per problemi di tipo ostetrico-ginecologico il 59% viene seguita presso lo studio del ginecologo, per il 24% in ospedale e il 14% in consultorio ; la figura di riferimento principale per problemi ginecologici è per il 61% delle donne il ginecologo, mentre la figura di supporto più importante nella decisione di intraprendere una gravidanza è il partner per il 38% delle donne. Il 58%delle donne appartenenti al campione ha avuto un parto spontaneo, il 33% ha eseguito il taglio cesareo mentre il 9% un parto operativo.
Dopo la nascita dei neonati le difficoltà riscontrate riguardano la mancanza di autonomia nella gestione del bambino, le difficoltà dovute alla poca informazione dei sanitari riguardo la patologia materna, l’incremento dell’affaticabilità e delle ricadute cliniche e la difficile ripresa dal post-partum. 
Il 50% delle donne ha allattato esclusivamente al seno, il 28% ha optato per l’allattamento misto per evitare eccessivi affaticamenti fisici o per facilitare la gestione del neonato tra i due genitori mentre il 24% ha scelto l’allattamento artificiale per interferenze con i farmaci assunti; gran parte delle donne sono state supportate e motivate nell’allattamento al seno dall’ostetrica ospedaliera durante le giornate di degenza .
Dal questionario è emerso un notevole bisogno delle donne di incoraggiamento, comprensione e supporto da parte del personale sanitario che deve approcciarsi alla paziente con disabilità fisica in modo non giudicante
I sanitari devono conoscere a fondo la patologia di ciascuna paziente e come questa possa interferire sulla gravidanza in modo da offrirle un percorso assistenziale ottimale, è loro compito offrire a ogni donna un cammino sereno verso la maternità; l’obiettivo dell’ostetrica in particolare deve essere quello di migliorare le competenze e le conoscenze nell’ambito della maternità nelle donne con disabilità per poter regalare loro un percorso nascita che sia il più fisiologico possibile nonostante la patologia di base.
Il punto saliente dell’indagine riguarda la formazione del personale sanitario, le donne lamentano la mancanza di un adeguato supporto psicologico, la scarsa collaborazione tra i vari professionisti, l’insufficiente formazione dei sanitari riguardo la loro disabilità e la carente sensibilità del personale sanitario che dovrebbe curare maggiormente il lato umano. 
Il compito di chi assiste la donna è quello di farla sentire a proprio agio, di offrire sì supporto fisico, ma soprattutto emozionale, perché la maternità non è altro che un vortice di emozioni racchiuse in un corpo che dà la vita.


Riguardo al presente argomento ed ad altre problematiche delle persone con disabilità e con disagio sociale ed economico, dall'8 settembre di quest'anno,  ogni venerdi alle 18.00, presso la sede dell'Associazione "Contro le Barriere" (Taranto - Via Cugini n. 39/40), un gruppo di persone, denominato provvisoriamente, TARANTO SENZA BARRIERE, si riunisce per organizzare attività di sensibilizzazione ed iniziative atte alle risoluzioni delle problematiche rilevate.
Nel mese di dicembre questi incontri non sono previsti, perchè impegnati in attività esterne nell'ambito delle festività natalizie (per esempio il 15 CONCERTO PER UN'UMANITA' MIGLIORE, le altre iniziative saranno comunicate al più presto), riprenderanno da venerdì 12 gennaio 2018 alle ore 17:30. 
VI ASPETTIAMO !
Intanto prosegue la raccolta firme per la seguente petizione popolare:

Per ulteriori informazioni contattare il 340 50 688 73.